Nicolò Fagioli: L'Italia s'è desta
NICOLO' FAGIOLI: L'ITALIA S'E' DESTA
A Cura di: Il Calciatore Professionista

"Noi abbiamo un ragazzo (...) che si chiama Fagioli, che è un 2001. Vedere giocare a calcio quel ragazzo lì è un piacere, perché è un 2001 che conosce il calcio, che conosce i tempi di gioco, che sa come ci si smarca, che sa quando e come dare la palla, veramente è bello vederlo giocare". Parole (e musica) di Max Allegri, all'ultimo anno in bianconero, che fanno da investitura al ragazzo e che suonano quasi profetiche, viste le ultime prestazioni del ragazzo bianconero. Può essere il futuro della Juventus e della Nazionale Italiana dopo solo qualche partita? Beh, se si considera la classe cristallina fatta intravedere nei pochi minuti e nel percorso di crescita, possiamo ben sperare che questo giovane diamante diventi sempre meno grezzo e brilli sempre più di luce propria.
- La virtù dei forti, l'umiltà inaspettata
Le due grandi qualità di Nicolò Fagioli, che si possono notare appena entra nel rettangolo di gioco, sono due; la grande capacità tecnica e la grande voglia di giocare per migliorarsi e migliorare (dal punto di vista del gioco e dei risultati) la squadra con la quale gioca. Non è un semplice ragazzo, è il volto felice del calcio, come lo stesso Allegri diceva, è quello che ogni tecnico vorrebbe vedere da un giovane come lui, per la crescita in mezzo al campo ma anche per la sua maturità; è bene dunque posizionarlo tatticamente, prima di tesserne le lodi.
Arrivato dalla Cremonese alla Juventus come "talentino", Fagioli inizialmente viene "pensato" come fantasista, un trequarti campo con grande libertà di manovra, un ruolo che negli ultimi anni ha visto grandi rivisitazioni rispetto al classico regista anni 80, ad esempio con la figura di Luis Alberto alla Lazio, di Sensi nel primo periodo Inter, senza scomodare il genio calcistico di Andres Iniesta al Barcellona. Ecco, il quadro iniziale parte da questo tipo di spaziatura tattica. Nel tempo però l'inquadratura che lo stesso 2001 si è imposto è tale da renderlo probabilmente ancora più importante per un undici di livello; nonostante non abbia mai abbandonato del tutto il vizio del gol, come i grandi campioni del centrocampo spesso fanno, ha arretrato il suo raggio d'azione, per poter diventare, da buon rifinitore e finalizzatore, albero maestro del centrocampo, il classico giocatore davanti alla difesa dai piedi buoni, cervello fino e visione celestiale. Certo, per fare tutto ciò lo stesso Fagioli ha dovuto imparare e si è dovuto inevitabilmente adattare, rispetto alle prime uscite si è sviluppato fisicamente e ha capito che giocatori come lui, per essere ancora più efficaci, dimezzano i tempi di gioco, giocano di prima e fanno la cosa più difficile, ovvero giocare semplice. La crescita mentale in virtù di tutto ciò rendono un genietto tutto pane e palloni di prima un giocatore con un grandissimo futuro davanti a se, anche perché portatore sano di uno dei valori più importanti nel mondo del calcio: l'umiltà. Perché se hai la voglia di cambiare il tuo modo di esprimere le tue doti, se accetti di giocare 20 metri dietro il tuo habitat naturale, se decidi di uscire dalla comfort zone, pur sapendo di essere un grande prospetto, per andare alla ricerca della perfezione, questo non può passare inosservato e, soprattutto, denota la grande bontà di un ragazzo che ha tutto per diventare un signore di quella zona di gioca.
- Cosa aspettarsi da lui
Ora dobbiamo avere pazienza, Nicolò Fagioli la merita eccome. Premesso che solo in Italia esiste questa usanza di dover aspettare così a lungo per buttare dentro un giovane, anche perché se sei forte lo dimostri la prima, la seconda, la decima e l'ultima volta che giochi, la Juventus, inaspettatamente, potrebbe essere il terreno fertile sul quale far attecchire il talento di questo classe 2001; la Vecchia Signora ha difficoltà a centrocampo e, nel medio-lungo termine, questo ragazzo può prendere in mano la mediana bianconera insieme a Weston Mckennie e ad Arthur, consegnando un trio super giovane ad un signore di quel ruolo,
Andrea Pirlo, che sarebbe un mentore ideale per il giovane, che ha già esordito in prima squadra e che può diventare, per la Juve e per gli Azzurri del futuro, un fulcro non indifferente. D'altronde, se oltre a Max Allegri, in campo ti vuole anche Don Fabio Capello, vuol dire che davvero tutta l'Italia s'è desta.